Giocattoli e stereotipi di genere
Passando davanti alla vetrina di
molti negozi di giocattoli, risulta evidente una suddivisione piuttosto netta
fra giocattoli “da maschio” e giocattoli “da femmina”: da una parte trenini, macchinine e supereroi,
dall’altra bambole, trucchi e gioielli; in una parte risaltano i colori blu e
azzurro intenso, nell’altra i toni sono quelli del rosa e del violetto.
Le case produttrici di giochi
vanno a colpo sicuro, sapendo che – nella maggior parte dei casi - i bambini
sono attratti da determinati giochi e le bambine da altri e pertanto puntano
direttamente su ciò che possa indurre all’acquisto e garantire il successo
immediato del giocattolo.
In tutto questo a mio avviso c’è
(o ci dovrebbe essere…) anche una responsabilità sociale e culturale, oltre
che genitoriale: come vogliamo crescere i
bambini di oggi / adulti di domani? Quali valori desideriamo insegnare loro?
Quali stimoli riteniamo fondamentali per il loro sviluppo?
Ricorderò sempre la domanda che
mi ha posto una bambina di 7 anni, mentre sostavamo davanti ad una di queste
vetrine: “Perché i giochi interessanti sono solo nella parte per i bambini?”. Alla mia domanda su quali fossero, a suo avviso, i
giochi interessanti, lei ha risposto: “Quelli che permettono di scoprire
il mondo, come il telescopio e il microscopio!”. Abbiamo osservato con attenzione la vetrina per le bambine e non
abbiamo trovato nulla di simile, se non bambole, trucchi e gioielli. In questa
riflessione c’è la profondità di una giovane donna che ha già capito che alcune
attività vengono considerate appannaggio di un genere, con esclusione
dell’altro.
Anche noi genitori – questo
bisogna dirlo – facciamo la nostra parte: un recente studio condotto
dall’Università di Bologna ha indagato la relazione tra gli stereotipi di
genere dei genitori nei confronti della matematica e la percezione di bambine e
bambini dai 6 anni in su, relativa alla propria abilità in questa materia. La
ricerca, guidata dal Dott. Carlo Tommasetto, ha coinvolto circa 250 bambine e
bambini di diverse scuole primarie, i loro insegnanti ed i loro genitori. Dai
risultati è emerso un fatto che ci invita a riflettere: lo stereotipo di
genere sulla matematica influenza le bambine fin dai primi mesi della scuola
primaria. La percezione della propria
abilità, infatti, viene condizionata soprattutto dai giudizi dei genitori, più
che dalle valutazioni degli insegnanti. Se i genitori tendono a considerare le
bambine meno portate per la matematica rispetto ai bambini, loro tenderanno a
percepirsi meno capaci di quanto effettivamente siano.
Questo ci porta a riflettere su
come i nostri giudizi, i nostri comportamenti ed i nostri pensieri influiscano
sui desideri e sulle percezioni dei nostri figli. Subiamo tutti dei
condizionamenti, che ci piaccia o no:
l’ambiente lavorativo, la situazione economica, il contesto sociale, la cultura
di appartenenza, il tipo di istruzione a scuola e l’educazione in famiglia,
sono tutti fattori che contribuiscono a determinare come siamo.
Ecco perché il
nostro compito genitoriale ed educativo dovrebbe essere, in mezzo a tanti
stimoli settoriali e giudicanti, anche quello di invogliare alla scoperta, di portare all’arricchimento emotivo, di spronare
alla fantasia e alla curiosità, di favorire il movimento e le attività all’aria
aperta ma, più di ogni altra cosa, di permettere ai nostri figli di
sperimentare quanti più stimoli possibili e di scoprire le proprie
inclinazioni. In questo modo permetteremo loro di crescere in modo armonioso ed
equilibrato, accompagnandoli all’autonomia e alla capacità di fare
scelte ponderate, senza sostituirci a loro.
“La mia materia preferita è
scienze” ha aggiunto la bambina “ed il mio sogno più grande è avere un
telescopio per guardare le stelle”. Ti auguro di guardare sempre lontano.